Un muretto, una scalinata, un albero oppure una panchina. Perché quei luoghi di incontro sono stati importanti e in qualche caso lo sono ancora? Come possiamo trasformare gli spazi pubblici, nel tempo dell’ossessione del controllo, quella che fa vietare il gioco e gli schiamazzi dei cortili e nei giardini, in luoghi delle relazioni, del piacere, dell’ovvio e dell’inatteso? Con questo articolo, Paolo Moscogiuri – architetto da sempre attento alle questioni educative – torna a ragionare di prossimità, tema di cui abbiamo discusso nei giorni scorsi come redazione di Territori Educativi in un incontro della Biennale dello spazio pubblico e affrontato con l’inchiesta “Fammi giocare”