Dobbiamo smettere di pensare la conoscenza come un insieme di saperi o una riserva di erudizione da esibire. La conoscenza è prima di tutto la capacità di imparare ad apprendere e di utilizzare i saperi per cambiare il mondo. Per crescere, quella capacità ha bisogno di tempo, di esperienze, di tanti spazi differenti, ben oltre le mura scolastiche: per questo occorre percorrere la strada delle città che apprendono, qualcosa che riguarda anche gli adulti, e qualificare tanto l’apprendimento formale quanto gli apprendimenti non formali e informali. Chi insegna ai giovani di oggi come considerare il mondo nuovo che ci travolge?
Il gioco quando invade gli spazi pubblici li trasforma. Abbiamo bisogno di ripensare le città e di accogliere il punto di vista dei più piccoli
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